Canti d’amore è una raccolta di dodici poesie, che l’autore ha selezionato dalla sua ricca produzione, sulla base del tema che le accomuna. Come suggerisce il titolo, il tema è l’amore, un sentimento che ha ispirato tanti testi di Simone Fagioli, molto più numerosi di quelli qui confluiti. Si tratta, dunque, di un tema molto caro all’autore. Destinataria delle poesie di questa raccolta è forse un’unica donna, di cui non ci viene detto il nome, che è, di volta in volta, designata con un pronome: Lei (con la maiuscola, quasi a sottolineare la funzione antonomastica del pronome), lei (con la minuscola), tu… La sua immagine è piuttosto indefinita. Pochi i tratti fisici: è bella (Sera d’inverno); ha occhi verdi, di miele (Sentendoti). Sembra di carattere sdegnoso e poco incline a compromessi: lei si volta e non parla… lei ama e non perdona (Sera d’inverno); è poco raggiungibile (Canto d’amore per Lei); forse coltiva un altro sogno d’amore (ibidem), forse lui per lei è un semplice ripiego (ibidem); si tratta di un amore impossibile (ibidem); l’amara consapevolezza di ciò porta l’innamorato alla sconsolata, ma lucida conclusione: cerco in te quello che non avrò mai, / e più guardo e meno tu orizzonte sei. Ho avuto, in altra occasione, modo di riflettere sulla parola “orizzonte”, che compare in altre poesie di Simone e che mi pare una parola-chiave del suo mondo poetico, in quanto viene da lui assunta nell’ampia gamma dei suoi significati figurati: “orizzonte” come meta, prospettiva, punto di riferimento, di orientamento, ricerca, attesa, speranza, progetto, ecc. La parola ha un valore tale per il poeta da poter designare la donna stessa, che, però, perde la sua funzione di “orizzonte”, avendo deluso l’innamorato. In definitiva, la figura femminile che emerge dalle poesie della nostra raccolta sembra più attesa che incontrata, più lontana che vicina, più sognata che reale. Ma, come ci insegna la plurisecolare tradizione poetica occidentale, è la lontananza ad accendere un desiderio più intenso: Assenza, più acuta presenza, ha scritto con straordinaria capacità di sintesi Attilio Bertolucci. E il protagonista dei nostri versi è un innamorato che non sfugge alla regola: attende l’amata, sogna l’incontro, desidera il volto, lo sguardo, l’abbraccio, i baci, il tocco delle mani, le carezze, i capelli, il seno, il respiro.

Siamo in presenza di un amore molto fisico, sensuale; non a caso “sapore”, “baci caldi” sono parole chiave di questi testi. Al tempo stesso, tuttavia, si tratta di un amore fortemente idealizzato, un amore che tende all’infinito spazio-temporale («Semper»), che pretende di essere eterno (Limite d’amore che tende a più infinito). “Eterno”, “eternità”, “immenso” sono parole ricorrenti nelle liriche di questa antologia. I testi sono quasi privi di coordinate spazio-temporali intese in senso tradizionale; si incontrano un paio di riferimenti alle stagioni (estate, inverno); nessuno ai luoghi. Questo perché l’amore cantato ha come sfondo il cielo, il mare, l’aria, l’infinito; l’innamorato cerca l’amata nella volta celeste, su cui proietta la sua immagine (Sera d’inverno); chiama le stelle a testimoni del suo amore (Un verso per te). Messaggero d’amore è il vento, definito, con arguta polisemia, “il vento che sa di noi”, nel duplice senso: “che conosce la nostra storia” e “che ha acquisito il nostro sapore”. Infatti Simone conosce tutte le risorse del linguaggio poetico e le sue liriche sono tramate di rime, quasi-rime, assonanze, consonanze, allitterazioni, paronomasie, ossimori, sinestesie, ecc.; insomma di tutti quei giochi linguistici, che, se usati appropriatamente, potenziano il messaggio poetico.

Si veda, per fare un solo esempio, come le anafore, un procedimento che l’autore predilige, siano funzionali a esprimere l’insaziabilità del desiderio amoroso in «Semper»: non desidero… non voglio si alternano nello scandire tutte le strofe, dalla prima all’ultima. Così, in Sentendoti la ripetizione di sento all’inizio e a metà di ogni strofa dà forza al sentimento dell’amore, inteso non solo come amore per la donna, ma anche come amore per la vita. Trapela da questi versi qualche indizio dell’influenza esercitata dai maestri. In Limite d’amore che tende a più infinito nella metafora dei granelli di sabbia si coglie il ricordo del carme vii del canzoniere di Catullo, in cui il poeta latino, il più appassionato poeta d’amore del mondo romano, assimila il numero di baci che desidera dare a Lesbia al numero dei granelli di sabbia del deserto libico. Per maestri intendo anche i moderni cantautori, tanto amati soprattutto dai giovani. Come non avvertire in Un verso per te lo stesso atteggiamento di cura nei confronti della donna, che costituisce il tema di una delle più famose canzoni di Franco Battiato, che s’intitola appunto La cura? Canto, cantare, canzoni sono, a partire dal titolo Canti d’amore, parole-chiave di questa piccola, ma preziosa antologia e, se diamo credito all’affermazione dell’autore: potrei cantare canzoni senza fine (Limite d’amore che tende a più infinito), dobbiamo essere fiduciosi che Simone faccia dono ai suoi lettori di altri versi come questi.

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