L’espressionismo astratto di Rita Benincasa
Sabato 17 maggio presso l’Art Gallery di Giovanni Remoli nel centro storico di Foligno si è svolto il vernissage della personale dell’artista Rita Benincasa dal titolo “La mia luna nell’universo”. Una numerosissima platea ha accolto con grande entusiasmo le opere della Maestra d’Arte bevanate, in questa sua prima raccolta di opere pittoriche.
In questi termini si è espresso il prof. Simone fagioli, critico d’arte, esperto d’arte e di antichità: “Le prime opere pittoriche di Rita Benincasa risalgono alla fine degli anni ‘60 e rientrano a pieno titolo all’interno di un contesto storico dell’arte, che in Italia ha visto firmare nel 1950 il Manifesto dell’Astrattismo da parte dei maggiori esponenti dell’astrattismo classico fiorentino, tra cui Gualtiero Nativi e Vinicio Berti. Queste prime due opere dell’artista si caratterizzano per un puro geometrismo rigoroso, che si contrappone ad alcuni esiti lirici dell’astrazione. In tale contesto, si possono vedere gli influssi di Mario Radice, uno dei capiscuola dell’astrattismo classico milanese. Tuttavia, la pittura astratta italiana nasce a partire dalla Fondazione nel 1917 nei Paesi Bassi della corrente del neoplasticismo (De Stijl), che hanno come fondatori e leader Piet Mondrian e Theo Van Doesburg (pseudonimo di Christian Emil Marie Kupper). Le due opere di Benincasa, l’una bicromatica, mentre l’altra dipinta con i tre colori primari, oltre al bianco e al nero, risentono di questo astrattismo, che si caratterizza per la composizione di linee orizzontali e verticali, griglie nere e superfici rettangolari, vuote o piene: in queste opere la natura è scomparsa e l’essenzialità e il minimalismo si realizzano nella loro forma più compiuta. Dopo questa prima fase, conclusasi a fine anni ‘60, l’artista riprende a dipingere dopo tanti anni a partire dal 2020, questa volta però abbandonando l’astrattismo puro, per dare vita a delle opere che fossero l’espressione che dall’interno della sua anima si proietta al di fuori, che si concretizza e si fa opera d’arte sulla tela o su legno. Pertanto, le emozioni dell’artista danno vita ad una espressione che è una realtà modificata, caratterizzata da vortici, linee curve, sfere di colore e linee ondulate. Le lune diventano il simbolo e l’espressione di una realtà trasfigurata, in cui la forma si deforma, l’assenza di regole e l’uso sapiente del colore danno origine ad una rappresentazione soggettiva, che consiste nell’espressione emotiva dell’artista.
In alcuni quadri l’uso del blu e del giallo fanno tornare alla mente dello spettatore il post-impressionismo di Vincent Van Gogh e le parole di Franz Marc: “l’arte non è altro che l’espressione del nostro sogno: più ci abbandoniamo ad essa più ci avviciniamo alla verità interiore delle cose”. L’espressionismo di Rita Benincasa è un espressionismo che va verso un astrattismo; spesso, le linee diventano spirituali e vivificano la tela, come si possono ritrovare nell’artista Hans Otto Boehr.
L’uso delle linee curve spezzate e dei semi-vortici con la natura sullo sfondo fanno ricordare le opere di William Congdon, mentre le linee chiuse con paesaggi e natura e le linee curve e i colori intensi quelle dell’austriaco Friedensreich Hundertwasser, che spingono lo spettatore verso un surrealismo naturalistico, in cui l’irrazionale ed il sogno fanno presagire ad una realtà superiore. Nella contemporaneità le opere dell’artista Benincasa suscitano echi di lontani grattacieli come fa il pittore georgiano Kakha Chanturia nella sua opera “Manhattan”, oppure ripercorrono le linee ondulate ed i colori accesi dell’artista francese Hervé Le Goaréguer”.

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