Un festival tra presente e futuro

A cura di Ilaria Solazzo 

Nel cuore dell’Umbria, dove si intrecciano tradizioni artistiche e respiro contemporaneo, la città di Spoleto si conferma crocevia per l’arte moderna, grazie in particolare al Menotti Art Festival. Sotto la guida del Presidente e Fondatore Luca Filipponi – professore presso l’Università di Roma Tor Vergata, esperto di relazioni internazionali, giornalista e scrittore – l’evento spoletino anche per l’edizione 2025 ha rappresentato un appuntamento
imperdibile per artisti, critici, collezionisti e visitatori di tutto il mondo.

Eventi clou…

Nel corso della mattinata dello scorso 27 settembre si è svolto un concerto d’autore: Elena Sabatino, direttrice artistica e voce solista, accompagnata da Dino Rigillo alla chitarra, ha guidato il pubblico in un viaggio tra le note della tradizione napoletana, con melodie senza tempo e atmosfere suggestive. A seguire il seminario ‘Arte e finanza’, dove sono state approfondite le dinamiche economiche che influenzano il mondo dell’arte contemporanea. Luca Filipponi, Presidente della Fondazione Culturale Menotti Art Festival Spoleto, insieme con Piero Rispoli, Amministratore del Fondo Vertigo e presidente amministrativo di AUGE Università, hanno offerto strumenti concreti per artisti, collezionisti e operatori del settore. Il pomeriggio è stato invece dedicato al Premio Letterario Spoleto Art Festival. L’evento, presentato dalla Dottoressa Barbara Lenti, ha visto la partecipazione di ospiti di spicco come Marisa Laurito, che ha vinto il Premio Musicale Thomas Schippers, e la contessa Erika Emma Fodre, vicepresidente dell’Associazione Italia-Ungheria. Prima della cerimonia, una breve e originale pièce, firmata e interpretata da Gaetano Gennai, direttore della comunicazione della Regione Toscana, con la regia di Alessandro Calonaci, ha introdotto il pubblico al tema della narrazione culturale.

La commissione istituita per individuare i premiati, presieduta da Maria Concetta Rubino con la presidente del premio Sabrina Morelli, ha consegnato riconoscimenti a una lunga lista di protagonisti della letteratura contemporanea: Massimo de Santis (Imago Ed.), Silvio Natali (Seri Ed.), Gabriele Cavaliere (Officine Zephiro Ed.), Floria Bufano (La Valle del Tempo Ed.), Giuseppe Petrarca (Solferino Ed.), Roberto Croce (Ed. Programma Cultura), Livio Frittella (Luoghinteriori Ed.), Mirko Giudici (Frascati & Serradifalco Ed.), Andrea Sirotti Gaudenzi (Maggioli Ed.), Simona Laurenza (Graus Ed.), Isabella Lo Coco, Attilio D’Arielli e Giuseppe Tecce (Graus Ed.), Sabino Peluso (Graus Ed.), Lavinia Monti (Giovannelli Ed.), Luciano Bernazza (Armando Ed.), Annamaria Farricelli (Ed. 2000diciassette Ed.), Ciro Cacciola e Maria Francesca Rubino (Graus Ed., Premio Speciale Spoleto), Eleonora De Simone (Premio Giovani Autori), Achille Battaglia (Era Nuova Ed.), Rosanna Della Valle (Pluriversum Ed.), Domenico Mastrangelo (Byo Blue Ed.), Valeria Ancione (Il Narratore), Giulia Galli (Graus Ed.), Isabel Russinova (Armando Curcio), Maria Paz Ares Osset (Letteratura straniera), Annamaria Bovio (Pegasus Ed.), Nicolò Giuseppe Brancato (Artecom Onlus), Rosetta Giombarresi (Charthago Ed.), Giovanna Secondulfo (Daimon Ed.), Maria Tedeschi (Il Seme Bianco Ed.), Giuseppina Giudice (Speciale Poesia), Susanna Musetti (Progetto Cultura), Alfonsina Zollo (GLC Ed.), Dora Saporita (Carta e Penna Ed.), Tony di Terlizzi (Musica Internazionale), Carlo Quattrocchi (Premio alla Carriera), William Tode (Cervino Ed.), Luigi Del Vecchio (Viola Ed.), Andrea Langella (Imprenditoria no profit), Bruno Mautone (Tribalo Ed.), Alessandro Nardelli (Speciale Giornalismo), Stefano Gori (Speciale Associazione Culturale), Marco Zollo (Video Arte) e Beatrice Gigli (Speciale Comunicazione).

Inoltre in evidenza in questa edizione:
Sandro Trotti, Silvio Craia, Mario Lo Coco, Rita Elisa Landeau Orsini, Boliviana, Lorenza Altamore, Piergiorgio Maiorini, Evelina Marinangeli, New Entry, Alessandro Gabriele, Eugenia Serafini, Massimo De Santis.

L’arte come ponte tra culture e generazioni…

Uno degli aspetti che contraddistingue il Menotti Art Festival, sotto la guida di Filipponi, è l’impegno nel creare un ponte tra diverse culture, tradizioni e generazioni. Come sottolineato dallo stesso curatore, “Spoleto è una città che respira arte in ogni angolo. Il nostro compito è farla crescere, rinnovarla, ma senza mai dimenticare le radici storiche che ci rendono unici. Il Menotti Art Festival non è solo una vetrina per l’arte contemporanea, ma un ponte tra passato e futuro, tra cultura locale e globale”. Si tratta insomma di un luogo dove il dialogo interculturale si intreccia con una riflessione sulle sfide globali della contemporaneità. Filipponi ha saputo anche attrarre una nuova generazione di pubblico, più giovane e aperta alle forme di espressione artistica più recenti. Con l’affluenza record registrata quest’anno, il festival ha dimostrato la sua crescente influenza e la sua capacità di rinnovarsi, confermandosi un crocevia fondamentale per l’arte globale.

Innovazione tecnologica e futuro del festival…

Ulteriore elemento distintivo del Menotti Art Festival 2025 è l’introduzione di tecnologie all’avanguardia, tra cui realtà virtuale e installazioni multimediali. Queste hanno permesso agli spettatori di vivere l’arte in modo immersivo e interattivo, trasformando il tradizionale concetto di fruizione artistica. Le performances site-specific, che si integrano perfettamente con lo spazio storico di Spoleto, hanno offerto nuove e coinvolgenti modalità di interazione con l’ambiente circostante.
“Vogliamo rendere il Menotti Art Festival un evento di rilevanza mondiale” – ha affermato ancora Filipponi – “Spoleto ha un potenziale incredibile, e con il nostro prezioso lavoro possiamo fare in modo che la città diventi un faro di cultura e creatività, attirando artisti, curatori e collezionisti da tutto il mondo”.

In foto Luca Filipponi

Una visione che fa la differenza…

Luca Filipponi non è solo il presidente di uno degli eventi culturali più importanti d’Italia, ma anche intellettuale ed autore di chiara fama. Presidente della Fondazione Culturale Menotti Art Festival Spoleto, oltre a due Lauree in Economia Aziendale e Scienze Politiche ha all’attivo un Dottorato di ricerca sulla cooperazione internazionale.
Ha iniziato la carriera come curatore e gestore di avvenimenti culturali, sviluppando una profonda passione per la promozione del bello in ogni forma. La sua capacità di unire tradizione e innovazione ha portato il Menotti Art Festival a un livello di visibilità e prestigio straordinari: grazie a lui il festival gode ora di una spinta internazionale senza precedenti, con un’offerta culturale che abbraccia ogni forma di espressione artistica: dalla musica alla danza, dalla performance visiva alla tecnologia interattiva.
Filipponi ha anche saputo attrarre nomi di spicco del panorama culturale internazionale, creando una rete di collaborazioni di qualità. Nel suo impegno di rinnovamento culturale è stato spesso ispirato da letture che lo hanno formato, come quelle di Mark Twain e Italo Calvino. Dal primo Filipponi ha tratto una riflessione sul potere delle strutture sociali e sulle disuguaglianze economiche. Questo grazie soprattutto al racconto “La banconota da un milione di sterline”, nella quale l’autore statunitense esplora la
condizione umana attraverso una storia tanto ironica quanto profonda. La trama ruota attorno a un uomo povero che, per caso, si ritrova in possesso di una banconota da un milione di sterline, ovvero una somma astronomica. Inizialmente l’uomo vive un paradosso: pur non potendo spendere la banconota (perché nessuno l’accetterebbe come pagamento), la sua ricchezza diventa la chiave di accesso a un mondo di privilegi e rispetto. La banconota, in pratica, non è mai usata come strumento economico, ma come simbolo di status sociale. Metafora centrale del racconto, a detta di Filipponi, è proprio l’idea che la ricchezza non è un valore intrinseco, ma una costruzione sociale: la banconota da un milione di sterline diventa l’emblema di un sistema che attribuisce potere e prestigio a qualcosa che invece, alla fine, non ha alcun valore reale. Da Italo Calvino, invece, Filipponi ha sviluppato una visione della cultura come laboratorio di idee, di luogo dove fantastico e reale si mescolano per rivelare la profondità della condizione umana. Due opere su tutte hanno suscitato il suo interesse: “Le città invisibili” e “Il cavaliere inesistente”. La prima si distingue per la struttura a mosaico e la capacità di mescolare sogno e razionalità: Calvino esplora temi come la memoria, il desiderio, la solitudine, il tempo e la ricerca di significato, utilizzando la metafora della città per rappresentare le sfaccettature della condizione umana. “Il cavaliere inesistente”, invece, è una riflessione sulla figura dell’uomo moderno: il cavaliere Agilulfo, protagonista del romanzo, esiste solo in quanto rappresentazione di un ideale, privo di concretezza e di vera sostanza. La sua “non-esistenza” è una potente allegoria della condizione dell’individuo nella società contemporanea, dove spesso ci si sente costretti a vivere secondo un’immagine esterna, senza una reale connessione con la propria essenza. Ulteriore riferimento culturale di Filipponi è un altro gigante della cultura nord-americana, Ralph Waldo Emerson, che descriveva la società come una sorta di giungla in cui l’individuo è costantemente sfidato dalle forze esterne: analogamente, Filipponi osserva il mondo contemporaneo come un ambiente complesso e competitivo, dove il conformismo e la pressione sociale possono soffocare la creatività e l’autenticità. La riflessione di Filipponi sul mondo dell’arte e della cultura si allinea con il pensiero di Emerson circa l’importanza di un ritorno alla centralità e all’autosufficienza dell’individuo, valori che in un’epoca come quella attuale sembrano sempre più essenziali. Sulla scorta dell’americano Filipponi crede che la vera libertà e la crescita personale si trovino nella capacità di liberarsi dalle convenzioni sociali e di seguire il proprio cammino, senza farsi influenzare dalla “giungla” che ci circonda.
Un’altra figura di spicco in Umbria è quella di Simone Fagioli (amico di Filipponi), filosofo, poeta, scrittore, curatore, che ha lavorato sulla ricerca costante di nuove modalità espressive, con una particolare attenzione alle tecnologie digitali, alla performance art e alla sperimentazione dei linguaggi visivi. Il rapporto tra Filipponi e Fagioli si è sviluppato in una dimensione di collaborazione artistica e curatoriale. Come il primo ha sempre svolto un ruolo di coordinamento e visione strategica, coinvolgendo diversi artisti e curatori, anche il secondo ha contribuito in vario modo all’evoluzione del Menotti Art Festival fin dalle sue origini. Fagioli è stato infatti coinvolto e premiato in alcune edizioni del festival, a partire dalle prime edizioni, portando con sé le sue idee innovative. La figura di Filipponi, nel suo intento di internazionalizzare la scena culturale italiana, ha trovato così in Fagioli un partner ideale per implementare progetti che non solo amplificano la portata dell’arte visiva, ma che coinvolgono anche altri ambiti culturali come la poesia e la filosofia, creando un ambiente ricco e multidisciplinare. Tale sinergia ha permesso di attrarre artisti, curatori e pubblico anche dall’estero, confermando Spoleto come una capitale dell’arte contemporanea. Del suo compagno di avventure artistiche, Simone Fagioli ha detto: “Luca è una persona che, fin dal primo incontro, riesce a trasmettere una passione autentica per l’arte e per la cultura, ma soprattutto una visione chiara e coraggiosa del futuro. L’ho sempre ammirato per la capacità di conciliare tradizione e innovazione: equilibrio per nulla semplice da mantenere, ma che lui riesce a realizzare con naturalezza. Sa ascoltare, dialogare e cogliere il talento nelle persone che lo circondano, dandone prova anche al Menotti Art Festival. Sotto la sua guida il festival non è solo un evento, ma una vera e propria piattaforma di crescita, in cui ogni artista può esprimersi liberamente. Ha il raro dono di unire le persone e creare un’atmosfera di collaborazione e stimolo reciproco. Lavorare con lui è un’esperienza che arricchisce, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano. In Luca vedo un grande leader, ma pure una persona di cuore, sempre pronta a dare il suo supporto e la sua attenzione a chi lo merita”.

Intervista a Luca Filipponi: un viaggio in Umbria tra arte e letteratura…

In foto Luca Filipponi

Buongiorno, Dottor Filipponi, è un piacere averla qui. Iniziamo parlando dell’Umbria, che ha una lunga tradizione culturale e che, anche sotto la sua guida, è diventata centrale per l’arte contemporanea. Come vede il rapporto tra la regione e le sue bellezze artistiche, e in che modo questi luoghi ispirano la visione del Menotti Art Festival?
Buongiorno, è un piacere essere qui. L’Umbria è una terra che respira arte in ogni angolo, un luogo che ha dato i natali a geni come Perugino e tanti altri. Quello che la rende unica è la capacità di combinare bellezza naturale e storica. Le colline verdi, i borghi medievali, città come la stessa Spoleto formano un contesto ideale per l’arte contemporanea, ma anche per una riflessione su passato, presente e futuro. Il Menotti Art Festival è nato proprio con l’intento di fare incontrare l’antico e il contemporaneo, creando un dialogo che non fosse solo estetico, ma anche intellettuale. Spoleto, con la sua grande storia culturale, è il palcoscenico perfetto per questo.

Il festival è cresciuto molto sotto la sua direzione. Quest’anno, come nei precedenti, ha visto la partecipazione di ospiti di fama internazionale. Qual è il rapporto che si è consolidato nel tempo tra lei e questi artisti? Come si sviluppa la collaborazione con loro?
Il rapporto con gli artisti del Menotti Art è sempre stato fondato sul rispetto reciproco e sulla fiducia. Con alcuni di loro, come Sandro Trotti, Luciano Preti, Salvatore Magazzini, Edward Evans, sono anni che collaboriamo. Si è creato un legame speciale, che va oltre la semplice partecipazione a un evento. Per me gli artisti non sono mai “clienti” o semplici “ospiti”, ma compagni di viaggio, persone con cui condivido la passione per la ricerca, l’innovazione e la bellezza. L’arte contemporanea non è solo una questione di estetica, ma anche di valori, idee e, spesso, provocazione. Quando invito un artista a partecipare al festival non è solo per le sue opere, ma per il suo pensiero e la sua visione. Per questo, ogni edizione è sempre una sorpresa, con nuovi progetti, collaborazioni e sfide da affrontare.

So che uno dei suoi grandi amori è la lettura. Cosa rappresenta per lei? E come influisce, se lo fa, sul suo lavoro?
La lettura è sempre stata per me un rifugio, un modo per esplorare mondi nuovi e per fare luce su quello che mi circonda. Tra gli autori che più mi hanno influenzato non posso non menzionare Italo Calvino. Così come mi ha sempre affascinato il pensiero di Mark Twain per la sua ironia, la capacità di mettere in discussione le convenzioni sociali e l’attenzione alle disuguaglianze. Sono elementi che non solo trovo straordinari in ambito letterario, ma che mi accompagnano anche nella mia vita professionale. La letteratura mi ha insegnato a guardare oltre la superficie, a cercare il significato profondo nelle cose. E credo che lo stesso approccio sia necessario nell’arte contemporanea. Non bisogna mai fermarsi alla prima impressione, ma scavare sotto l’apparenza per scoprire idee, storie, concetti che l’opera vuole comunicarci. La lettura mi ha sensibilizzato anche verso l’importanza del linguaggio, che in arte si traduce nel saper “leggere” un’opera, nel decifrare le sue molteplici sfaccettature. Gli artisti che invito al Menotti Art Festival, in fondo, sono un po’ come gli scrittori: ciascuno con una propria lingua, una vicenda, un messaggio. Quello che cerco di fare è creare uno spazio dove queste diverse “narrazioni” possano dialogare tra loro, allo stesso modo che nelle pagine di un libro.

Proprio a proposito di questa capacità di “dialogare” mi viene in mente il modo in cui lei ha sempre cercato di unire diverse discipline artistiche nel Festival. Arte visiva, musica, teatro… Qual è il suo pensiero su questa integrazione e su come può contribuire alla crescita culturale della regione?
Credo fermamente che l’arte sia una forma di comunicazione universale che non conosce confini. Quando ho preso in mano la direzione del Menotti Art Festival ho subito visto un’opportunità: non solo quella di creare un evento che fosse il punto d’incontro per l’arte contemporanea, ma anche di far dialogare diverse discipline. La musica, il teatro, la danza, l’arte visiva e le nuove tecnologie possono interagire e fondersi in modi sorprendenti. Questo approccio multidisciplinare non solo arricchisce l’esperienza del pubblico, ma stimola anche gli artisti a esplorare nuovi territori creativi. In Umbria, con la sua tradizione ma anche con la sua apertura alle nuove idee, credo che ci sia un terreno fertile per queste sperimentazioni. E il festival ha il grande merito di dare visibilità a simili forme di espressione, attraendo pubblico e facendo crescere la cultura locale in modo organico e contemporaneo.

In foto Luca Filipponi

Parlando di crescita, ho notato che uno degli aspetti che caratterizzano la sua figura, oltre alla visione artistica, è la straordinaria professionalità e l’attenzione al rispetto e all’educazione verso tutti. Come queste qualità influenzano la sua vita lavorativa e la gestione del Festival?
La professionalità è un aspetto chiave. L’arte, come qualsiasi altro settore, richiede rigore, dedizione e una forte etica del lavoro. Ma allo stesso tempo credo che la professionalità vada accompagnata da un profondo rispetto verso le persone, siano esse artisti, collaboratori o semplici spettatori. La nostra attività non è mai solo una questione di risultati, ma di come arriviamo a essi e con chi collaboriamo lungo il percorso. L’educazione, il rispetto e la cortesia sono principi che dovrebbero essere alla base di qualsiasi relazione, tanto nel mondo dell’arte quanto in qualsiasi altro ambito della vita.

Questi principi, uniti alla sua visione artistica, rendono il Menotti Art Festival qualcosa più di un semplice evento, ma una vera e propria esperienza che coinvolge e arricchisce chiunque vi partecipi. Quali sono i valori che intende portare avanti anche per il futuro?
Per me i valori fondamentali sono quelli di apertura, inclusività e rispetto reciproco. L’arte è un linguaggio universale, e deve essere per tutti, senza distinzioni. Voglio che il Menotti Art Festival continui a essere un luogo di accoglienza, dove chiunque, indipendentemente dal proprio background, possa sentirsi parte di una comunità. Desidero che artisti e pubblico percepiscano di appartenere a un progetto che promuove libertà di espressione, sperimentazione e, al tempo stesso, integrità. Inoltre, credo fermamente nell’importanza della collaborazione. Lavorare insieme, ascoltarsi, crescere insieme è un aspetto fondamentale di ogni successo, e intendo portare avanti questa filosofia anche nel futuro del Festival.

Mi colpisce il legame che ha con Roma. Pur essendo originario dell’Umbria, la capitale ha un posto speciale nel suo cuore. Come vive il rapporto con questa grande città? E come influisce sulla sua visione artistica e professionale?
Roma è una città straordinaria. Anche se vengo dall’Umbria, la mia carriera professionale mi ha portato a passare molto tempo nella capitale, e non potrei immaginare un mondo senza di essa. L’Urbe è crogiolo di culture, un luogo dalla bellezza unica, ma anche dalla grande energia che mescola tradizione e modernità. È una metropoli in cui l’arte è parte integrante della vita quotidiana, dove ogni angolo racconta una storia. Il suo patrimonio culturale è immenso, eppure c’è sempre qualcosa di nuovo, di contemporaneo, di sorprendente. Questo contrasto tra la Roma antica e quella moderna è qualcosa che mi affascina profondamente. Dal punto di vista professionale la capitale mi offre una visione globale e internazionale, fondamentale per confrontarsi con le sfide del mondo dell’arte contemporanea. È una città che stimola, che ti spinge a superare i tuoi limiti.

Roma ha sicuramente un fascino unico. In che modo, secondo lei, la città riesce ad accogliere ed alimentare progetti artistici innovativi come il Menotti Art Festival, nonostante la grande concorrenza culturale e gli altri eventi che vi si svolgono?
Roma è un po’ come un grande laboratorio dove le idee si incontrano, si mescolano e prendono forma. Nonostante la concorrenza culturale, la città è sempre pronta ad accogliere il nuovo. Nella capitale la cultura non è mai statica: cambia, evolve e si nutre di stimoli che arrivano da ogni angolo del mondo. Il Menotti Art Festival, pur svolgendosi principalmente a Spoleto, si inserisce in questo panorama di apertura e sperimentazione. La città è capace di alimentare e supportare iniziative artistiche innovative proprio per questa sua natura, per la sua energia creativa che non smette mai di essere viva. In questo senso è una grande fonte di ispirazione, ma anche una risorsa importante per il festival, che può confrontarsi con altre realtà internazionali e aprirsi a nuove collaborazioni.

Entrambi conosciamo e stimiamo un giovane (classe 1983) professionista della regione Umbria: Simone Fagioli, colui che ci ha messi in contatto per questa intervista. Se dovesse descriverlo a chi lo paragonerebbe?
Simone Fagioli è una persona davvero unica nel suo genere, e se dovessi fare un paragone non sarebbe facile trovare qualcuno che combini in lui lo stesso mix di professionalità, passione e impegno. Detto questo, mi viene in mente una figura che incarna una simile combinazione di talento, dedizione e spirito innovativo: Alessandro Volta, uno dei più grandi scienziati della storia, il quale, un po’ come Simone, ha saputo rivoluzionare il suo campo, lavorando dietro le quinte con una visione profonda e un approccio meticoloso. Se parliamo invece di un parallelo nel mondo dello sport, Simone potrebbe essere paragonato a un pilota di Formula 1, che non solo è tecnico e preciso nel suo approccio, ma ha anche una capacità di leggere la pista, capire i dettagli e anticipare le mosse degli avversari. È una persona che non si accontenta mai del “buono”, ma cerca sempre l’eccellenza, in ogni suo gesto e in ogni progetto a cui si dedica. Poi c’è un’altra qualità che credo lo accomuni ad alcuni grandi leader: sa motivare e ispirare chi gli sta attorno, proprio come Leonardo da Vinci, che non solo eccelleva nei suoi campi, ma sapeva coinvolgere e stimolare i suoi collaboratori. Simone ha la stessa capacità di far crescere chi lavora con lui, trasmettendo una passione che è contagiosa. In ogni caso, la sua personalità e il suo approccio sono così unici che un vero e proprio paragone è difficile da trovare. Simone Fagioli è una persona unica, che lascia un’impronta, proprio come quelli che fanno storia.

Quali le novità che la vedranno protagonista?
Il 19 ottobre sarò presente con altri illustri colleghi presso il Caffè letterario del Sansi di Spoleto all’Inter dell’astrattismo. Con me vi saranno Paola Biadetti, Sandro Costanzi, Francesco Ansidei, Maria C. Mancini.

La ringrazio, Dottor Filipponi, per questa conversazione che ha saputo unire arte, cultura, valori umani e passione. Non vediamo l’ora di scoprire come il suo impegno, tanto a Roma quanto in Umbria, continuerà a influenzare il mondo dell’arte.
Grazie a Lei, è stato un piacere parlare di questi temi che mi stanno molto a cuore. Il futuro dell’arte è sempre un’incognita, ma è proprio in questo mistero che trovo la bellezza della nostra missione.

Il Menotti Art Festival si conferma, anche nel 2025, una delle più alte espressioni della vitalità culturale italiana, capace di unire visione e radici, tradizione e innovazione. Sotto la guida illuminata di Luca Filipponi, e con il contributo di menti come Simone Fagioli, Spoleto si riafferma come crocevia internazionale dell’arte contemporanea, luogo in cui l’ispirazione incontra la riflessione e l’estetica torna a essere linguaggio universale. Un esempio concreto di come la cultura, quando è autentica, sappia ancora generare futuro.

https://www.simonefagioli.it/italiachevivi/wp-content/uploads/2025/10/WhatsApp-Image-2025-10-16-at-08.43.08-559x800.jpghttps://www.simonefagioli.it/italiachevivi/wp-content/uploads/2025/10/WhatsApp-Image-2025-10-16-at-08.43.08-150x150.jpgadminArteCronacaCulturaLetteraturaMondoMusicaSpettacoloSpoletoUn festival tra presente e futuro A cura di Ilaria Solazzo  Nel cuore dell’Umbria, dove si intrecciano tradizioni artistiche e respiro contemporaneo, la città di Spoleto si conferma crocevia per l’arte moderna, grazie in particolare al Menotti Art Festival. Sotto la guida del Presidente e Fondatore Luca Filipponi – professore presso...Blog di Simone Fagioli