Madre_Teresa_Calcutta[1]Il Papa ha pronunciato la formula di canonizzazione e iscritto nell’albo dei santi madre Teresa di Calcutta, al secolo Gonxha Agnes Bojaxhiu. Nata a Skopje nel 1910 Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, così si chiamava prima di prendere i voti, fonda un vero impero capillare, diffuso in tutto il mondo. È stata un modello molto vicino alla santità intesa da Bergoglio, l'”apostola degli ultimi”: dei poveri, degli affamati, dei malati di lebbra e di Aids, dei moribondi, degli umiliati.

La più piccola dei cinque figli di Nikola e Drane Bojaxhiu, Carità Anjezë Gonxhe Bojaxhiu cresce nelle ristrettezze economiche lasciate dalla morte prematura del padre. Da bambina e ragazza è assidua e attiva frequentatrice della parrocchia gesuita del Sacro Cuore. A 18 anni (settembre 1928) entra nell’istituto della Beata Vergine Maria in Irlanda, dove riceve il nome di suor Mary Teresa, in omaggio a Santa Teresa di Lisieux. A dicembre dello stesso anno parte per l’India, dove viene inviata alla comunità di Loreto a Entally e insegna nella scuola per ragazze, St. Mary. Prende i voti perpetui il 24 maggio 1937 e nel 1944 diventa direttrice della scuola.

Il 10 settembre 1946, durante un viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa riceve l’ispirazione, la “chiamata nella chiamata”, che la porta a fondare la comunità religiosa delle Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri. Il 17 agosto 1948, indossa per la prima volta il sari bianco bordato d’azzurro e il 21 dicembre va per la prima volta nei sobborghi di Calcutta.

Alcuni mesi più tardi si uniscono a lei alcune sue ex allieve. Il 7 ottobre 1950 la nuova congregazione delle Missionarie della Carità viene riconosciuta ufficialmente nell’arcidiocesi di Calcutta. Agli inizi del 1960 Madre Teresa inizia a inviare le sue sorelle in altre parti dell’India. Il diritto pontificio concesso alla congregazione dal Papa Paolo VI nel febbraio 1965 la incoraggia ad aprire una casa di missione in Venezuela.

Seguono altre fondazioni a Roma e in Tanzania e, successivamente, in tutti i continenti. A cominciare dal 1980 fino al 1990, Madre Teresa apre case di missione in quasi tutti i paesi comunisti, inclusa l’ex Unione Sovietica, l’Albania e Cuba. Nel 1963 fonda i Fratelli Missionari della Carità e nel 1984 i Padri Missionari della Carità.

Nel 1979 vince il Premio Nobel per la Pace mentre i media cominciano a seguire le sue attività con interesse crescente. Nel 1997 le suore di Madre Teresa erano circa 4mila, presenti nelle 610 case di missione sparse in 123 paesi del mondo. Muore il 5 settembre 1997.

Il Governo indiano organizza per lei i funerali di Stato e il suo corpo viene seppellito nella casa madre delle Missionarie della Carità. La sua tomba è luogo di pellegrinaggi e di preghiera per fedeli di ogni credo. Papa Giovanni Paolo II apre la sua causa di canonizzazione prestissimo, meno di due anni dopo la sua morte.

Madre Teresa lotta tutta la vita contro l’eutanasia e contro il rifiuto del dolore e delle sofferenze, ma anche contro l’aborto, quando da Est a Ovest maturava un senso di laicismo crescente e il movimento femminista ingrossava le fila. Anche per questo non tutti l’hanno amata. Il gruppo nazionalista indù Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) la accusava di voler convertire al cristianesimo le persone che curava.

Nel 1994 il giornalista britannico Christopher Hitchens, assieme al giornalista Tariq Ali, girò un documentario molto critico su di lei intitolato ‘Hell’s Angel’. Secondo Hitchens, Madre Teresa non era tanto legata ai poveri, quanto alla povertà: “Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall’alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia”. E sosteneva che le cliniche erano “ospizi primitivi”, “posti dove la gente andava a morire”, luoghi dove le cure mediche erano “poche, quando non addirittura inesistenti”.

 Bergoglio ha letto la formula in latino e subito dopo c’è stato un applauso da parte dei 120mila fedeli presenti. Subito dopo sono state collocate accanto all’altare le reliquie della nuova santa. Il messaggio del Pontefice: “Non esiste alternativa alla carità, sia una vocazione”.

Il Pontefice ha esortato i fedeli a seguire l’esempio della santa albanese per attuare “quella rivoluzione della tenerezza iniziata da Gesù Cristo con il suo amore di predilezione ai piccoli”. Nell’omelia della messa di canonizzazione, Papa Francesco ha detto: “Non esiste alternativa alla carità: quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio”.

 “La vita cristiana tuttavia – ha specificato Bergoglio – non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore”.

“Mise i potenti davanti ai loro crimini di povertà” – Madre Teresa “si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato”, ha proseguito il Papa. “Ha fatto sentire la sua voce ai potenti della Terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini, dinanzi ai crimini, della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il ‘sale’ che dava sapore a ogni sua opera, e la ‘luce’ che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e la loro sofferenza”.

“E’ la santa di un mondo sfiduciato, avido di tenerezza” – “Oggi – ha detto ancora Bergoglio durante l’omelia – consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità”. E ancora: “Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione, che porta speranza a umanità sfiduciata”.

“Anche da santa continueremo a chiamarla madre” – “Penso che forse avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla santa Teresa, la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle ‘madre Teresa’”, ha detto poi il Pontefice, in un inserto a braccio dell’omelia.

Tanti i pellegrini provenienti da varie diocesi italiane, ma anche da Spagna, India, Polonia, Albania, Kosovo e altri paesi del mondo. E tante le bandierine sventolate con l’immagine di madre Teresa su sfondo azzurro, il colore di cui è bordato il sari bianco che contraddistingue l’ordine delle suore da lei fondato in India.

 Migliaia di fedeli hanno posizionato mazzi di fiori sulla tomba di madre Teresa e hanno intonato canti per celebrare la sua canonizzazione. A Calcutta la cerimonia che si è svolta in Vaticano è stata seguita nella casa della congregazione, meta di un pellegrinaggio continuo sulla tomba dove con i petali sono stati lasciati messaggi dei fedeli.

 E’ stata celebrata una messa speciale in onore della fondatrice delle Missionarie per la carità. “E’ un giorno di festa, un giorno di gratitudine, un giorno con tantissime benedizioni”, ha dichiarato sorella Mary Lysa. “Le Missionarie della carità hanno deciso che la giornata di oggi sarà la celebrazione che porterà avanti le cause” di madre Teresa “al servizio dei poveri, dei moribondi e dei malati”.

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