Vi ricordo l’appuntamento del Teodelapio per sabato 16 febbraio ore 17 in Biblioteca.

Un attore ha l’impudenza di scrivere un libro sulla depressione. Gli attori, per mestiere, si esprimono con parole scritte da altri. È dunque legittimo il pregiudizio nei confronti di un attore che si sia messo in testa di occuparsi, senza avere alcun titolo per farlo, di una materia complessa e sfuggente come la depressione. La scena vuota ha la pretesa di essere un saggio vero e proprio, scritto però non da un addetto ai lavori, psichiatra o accademico, ma da un attore, che si presenta come tale e che usa, per sviluppare i suoi argomenti, la sua formazione teatrale e la sua sensibilità, la sua confidenza con la finzione e tutto ciò che il mestiere ha potuto insegnargli intorno all’animo umano. Tuttavia, come molti suoi colleghi, ha sofferto di depressione. Dunque parla per esperienza diretta e non per sentito dire. Si è sottoposto ad una seria e approfondita analisi junghiana, durata molti anni, durante i quali ha studiato psicologia, sotto la guida attenta del suo anziano analista, già docente universitario. Le tesi proposte nel libro non sono soltanto opinioni personali dell’autore, ma anche il frutto di una lenta e paziente ricerca, e vengono costantemente messe a confronto con la letteratura psicoanalitica contemporanea.

Carla Cesarini

Responsabile Biblioteca comunale “G. Carducci” – Direzione CUT

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