Lex Luci Spoletina
La Lex Luci Spoletina è il primo esempio di “norma forestale” dell’antichità. Essa consiste in un cippo di pietra di forma quadrangolare, scritto su entrambi i lati in latino arcaico e risalente al III secolo a. C., e da essa ha preso spunto l’odierna legislazione sulle aree protette.
Esso fu ritrovato nella chiesa di San Quirico, vicino a Castel Ritaldi, murato nella facciata della cappella e fu l’archeologo e storico G. Sordini a scoprirlo nel lontano 1876, e a depositarlo nel museo archeologico di Spoleto, dove è ancora oggi custodito (Sordini rinvenì un altro cippo simile, murato nella chiesa parrocchiale di Picciche, dove, tolto, nel 1913 fu depositato anch’esso nello stesso museo civico).![lex-spoletina1[1]--140x180](http://italiachevivi.altervista.org/wp-content/uploads/2012/09/lex-spoletina11-140x180.jpg)
Sebbene di antichissima fattura, la Lex Luci Spoletina conteneva tutti i concetti fondamentali che servono al rispetto della natura. Infatti, in esso troviamo che cosa era vietato fare, la pena prevista in caso di inosservanza della legge e colui che aveva il compito di far rispettare questa legge e, in caso di violazione, esso era incaricato alla riscossione della multa stabilita e comminata al trasgressore.
Coeva a quest’ultima era la Lex Luci Lucerina (ritrovata nella città pugliese di Lucera), che ad un certo punto afferma un principio che, tutt’oggi, è fondamentale sia per la normativa vigente nei casi di risarcimento ambientale sia nella determinazione del ruolo della collettività come promotrice di azione e di risoluzione del danno: se il divieto viene violato, «chiunque ne abbia voglia» può richiedere un rimborso al trasgressore.
La Lex Spoletina e la Lex Lucerina, le due notevoli leges logorum attestano ed esaltano la grandissima cura posta dai romani nella conservazione dei boschi sacri all’ombra e nelle radure dei quali le comunità celebravano il culto divino. In dette leggi, infatti, si fa divieto di profanare il bosco sacro con cadaveri e con immondizie (Lex Lucerina) e di tagliarne o asportarne alberi salvo in caso in cui la legna servisse per i sacrifici (Lex Spoletina).
Più in generale, esse sono la testimonianza del culto altissimo dei boschi sacri praticato presso tutti i popoli dell’antichità e la cui origine da taluni è ravvisata nell’animismo, al contrario, altri in quella specie di terrore che i profondi silenzi delle selve e la loro impenetrabile misteriosa oscurità destano nella memoria dell’uomo.
Il testo in latino così recitava:
“Honce loucom ne qu<i>s violatod neque exvehito neque exferto quod louci siet, neque cedito nesei quo die res deina anua fiet; eo die quod rei dinai cau[s]a [f]iat, sine dolo cedre [l]icetod. Seiquis violasit Iove bovid piaclum datod, seiquis scies violasit dolo malo, et Iovei bovid piaclum datod et a(sses) CCC moltai suntod; eius piacli moltaique dicator[ei] exactio est[od]”.
Ecco la traduzione in italiano:
“Nessuno violi questo bosco, nè alcuno porti via in qualsiasi modo quello che al bosco appartiene, nè si tagli, se non nel giorno in cui si faccia l’annuo sacrificio; solo in quel giorno, e perché si faccia senza inganno e per le necessità del sacrificio, sarà lecito tagliare. Se qualcuno trasgredirà [queste disposizioni] dovrà offrire un sacrificio espiatorio con un bue. Chi trasgredirà volontariamente e con cattiva intenzione dovrà offrire a Giove un bue come sacrificio espiatorio e verrà multato con trecento assi. Sarà compito del dicator controllare l’offerta del sacrificio e riscuotere la multa”.
La Lex Luci Spoletina, da un punto di vista storico-culturale, ha suscitato grande interesse ed è oggetto di studio e di dibattito da parte di studiosi ed accademici.
Infine, per celebrarne l’importanza, l’Associazione “Amici di Spoleto” ha riprodotto la Lex Luci Spoletina, facendone un alto riconoscimento artistico-culturale, conferito a persone fisiche o giuridiche che abbiano contribuito alla concreta difesa e conoscenza del patrimonio storico, culturale, ambientale, ed economico della Città di Spoleto.
Simone Fagioli
https://www.simonefagioli.it/italiachevivi/lex-luci-spoletina/CronacaLa Lex Luci Spoletina è il primo esempio di “norma forestale” dell’antichità. Essa consiste in un cippo di pietra di forma quadrangolare, scritto su entrambi i lati in latino arcaico e risalente al III secolo a. C., e da essa ha preso spunto l’odierna legislazione sulle aree protette.
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