Ouverture festival

L’ouverture dello “Spoleto53 – Festival dei Due Mondi” ci è sembrata degno del suo nome.

Infatti, non siamo più ai tempi del “Festival dei Due Mondi” di Spoleto: i due mondi, l’Occidente e l’Europa hanno ceduto il passo a Spoleto. Il famoso ponte tra l’Europa e l’America è caduto, ha seguito la stessa fine del più celebre ponte di Berlino. La parola d’ordine resta comunque: “Che se ne parli bene, sempre e comunque, per il bene di Spoleto!!”. Forse, però, si confonde il bene proprio con il bene collettivo: quello che si indica come il “vero bene” è in fondo il più grave di tutti i mali!.

Mancano i personaggi del get set, del mondo della cultura internazionale, del cinema, del teatro, della musica, della danza e, perché no, della televisione. Mancano le testate internazionali di New York, Parigi, Berlino, Londra e Mosca con i loro critici di fama mondiale.

Il segno dei tempi non c’entra, anche se i personaggi che hanno caratterizzato la cultura del Novecento non sono confrontabili con quelli che oggi dominano lo stesso panorama.

Manca, in una sola parola, l’atmosfera: indice di questo Festival, che oramai si confonde con il Festival di Napoli e con lo spettacolo di M. Guardì a San Siro, è la sua assenza sulle prime pagine delle maggiori testate Nazionali, e non come notizia en passant, ma come evento protagonista ed internazionale.

Degne di nota le presenze di Vittorio Sgarbi e dell’Assessore alla Cultura Cerami che riportano Spoleto sulla scena dei giornali nazionali.

Sicuramente la presenza di Bondi, di Napolitano, di Berlusconi o di qualche altro Capo di Stato, avrebbe dato maggior risalto alla manifestazione.

Le nostre considerazioni però non inficiano la vastità e la corposità del programma: a onor del vero, il programma si caratterizza per punte di originalità e per alcuni spettacoli di grande pregio e consistenza artistico-culturale.

Simone Fagioli

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