La personale di Pio Serafini (Spoleto 30 Marzo – 14 Aprile 2013 – La Bottega dell’Arte) si caratterizza, anzitutto, per la copiosità delle opere dell’artista marchigiano, le quali ripercorrono il suo iter artistico, dai primi lavori degli anni ’70, fino alle opere attuali.

 I paesaggi, gli sfondi, le linee, le figure ed alcune prospettive ricordano l’impressionismo di Cezanne.

Il tono dei colori è acceso, carico della matericità dell’olio; il figurato si caratterizza per il movimento che il pittore imprime alle figure e al paesaggio, un moto che deforma gli oggetti,  letteralmente travolti da un’onda che con la sua forza travolge gli spazi inondandoli di colore.

Tutti questi elementi richiamano alla memoria il surrealismo di Chagall, carico della vitalità e dell’ energia interiore che l’artista vuole esprimere, in una sorta di automatismo psichico puro.

 In altre opere, si riscontra un tono di surrealtà ed appare evidente il richiamo, specialmente nel gallo, nei cavalli, nel bue e nelle tauromachie al pittore naïf A. Ligabue, sebbene Serafini utilizzi un diverso sfondo cromatico ed una differente metrica pittorica. Infatti, il colore è più diluito, come maggiormente sfumati risultano i contorni delle figure, travolte, appunto, da un’onda in movimento che deforma il figurato e lo rende “in fuga”, verso una direttrice che tende a far uscire le raffigurazioni del quadro medesimo.

 Il suo poetare pittorico si distingue per l’essenzialità delle forme, all’interno del quale è la presenza incontrastata del colore, attraverso una luminosità mirata, a sostituire la minuziosità dei particolari.

Le tematiche che emergono possono essere genericamente raggruppate sotto un macro-tema di fondo, che è quello del “ritorno alle origini”, della “sacralità della natura incontaminata”, in cui scompare l’intervento artificiale dell’uomo.

 Privi dell’intervento della mano dell’uomo, il quale, talvolta, compromette o danneggia irreparabilmente il mondo della natura, i paesaggi esprimono una tensione sia emozionale che morale, volta a reclamare urgentemente il ritorno ad uno stato primitivo, uno stadio primigenio che l’artista vagheggia e ricerca incessantemente.

Spoleto lì 30 Aprile 2013

                                                                                                            Dr. Simone Fagioli

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